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Alessio Cupelli - Nabad - La Lettura

La Lettura

“La rotta dei siriani in fuga attraverso la Giordania e il Libano, e da lì verso l’Europa, non ha mai smesso di sanguinare>>. Idomeni e Lesbo in Grecia, la valle della Bekaa in Libano, i campi di Zaatari e Azraq in Giordania, le tende, il filo spinato alle frontiere, le stazioni degli autobus, le spiagge su cui si accasciano i gommoni sgonfi, i giubbetti di salvataggio arancioni ricordo di una traversata tanto breve quanto terribile: la diaspora siriana ha toccato buona parte del Mediterraneo e dell’Europa cambiando la storia degli ultimi nove anni. Segnando – soprattutto – in modo indelebile i corpi e le anime di un popolo protagonista involontario di un conflitto sanguinoso.”

Alessio Cupelli - Nabad - La Lettura

“Sulle orme dell’esodo, Nadab tocca allora luoghi di mezzo, non-luoghi e neo-luoghi: frontiere e transiti, campi profughi, insediamenti informali, periferie urbane, stazioni, porti e vie di comunicazione. Il passaggio di vite crea accampamenti ma anche relazioni che le immagini raccontano attraverso i volti dei rifugiati. Come quello di un anziano proveniente dal nord della Siria: <<Dopo l’inizio della guerra quest’uomo riesce a mandare i suoi figli e sua moglie in Europa. Tutti passano dalla rotta balcanica e arrivano in Germania. Lui rimane in Siria per vendere il suo gregge, sistemare gli ultimi affari e soprattutto per occuparsi di un altro figlio portatore di handicap. Quando decide anche lui di mettersi un cammino, dopo avere passato il confine con la Turchia, resta però bloccato a Idomeni in un limbo di documenti, regole e cavilli burocratici. Ed è lì che l’ho trovato con il volto fiero e la postura dignitosa>>.”

Alessio Cupelli - Nabad - La Lettura

“Dall’Europa il racconto si sposta a ritroso verso il centro della crisi. Fino al Libano e la Giordania, gli Stati limitrofi, dove si trova l’87 per cento dei rifugiati siriani. Gli Stati che più hanno fatto in termini di accoglienza e al tempo stesso di sfruttamento. <<Lì l’incontro decisivo è stato con una famiglia con tre bambine bellissime. Dopo avere attraversato il confine i genitori si sono visti rubare i documenti, con il risultato che la moglie viene portata in un campo, dove partorisce, e il marito finisce altrove. Si ritroveranno solo dopo mesi, perché lei riesce a fuggire mentre lui ha continuato a lavorare come elettricista facendo ogni giorno dieci chilometri a piedi>>.”

“Quest’estate, quasi a chiudere il cerchio, è tornato in Grecia, a Moria in uno dei campi più affollati d’Europa, dove ancora una volta le cicatrici visibili e invisibili parlano di un passato di case distrutte, di pupazzi lasciati nei letti e di vestiti buttati nelle valigie alla rinfusa. Ma anche di una domanda che si presenta di continuo: <<Torneremo?>>. È forse questa a verità più profonda della Siria, un Paese rimasto senza giovani: la maggior parte di loro non solo non sogna il ritorno ma, anzi, lo vive come il peggiore degli incubi”.

Testo di MARTA SERAFINI