A partire dal 2014, i rifugiati scappati dalla guerra civile in Siria, ma anche dall’Afghanistan, dal Pakistan e da altri paesi del Medio Oriente, hanno cominciato a recarsi a Idomeni per attraversare il confine greco ed entrare nella Repubblica di Macedonia. La Macedonia, assieme alla Serbia, è uno dei paesi che fanno parte della cosiddetta “rotta balcanica”, che i migranti intendono attraversare per giungere in Germania e nei paesi del Nord Europa, come la Svezia. Questa rotta viene preferita dai migranti perché attraversa paesi che non fanno parte dell’Area Schengen e, quindi, in caso di arresto da parte delle autorità serbe, i rifugiati vengono spediti al confine croato o ungherese (che si trovano più vicino ai paesi di destinazione desiderati), anziché in Grecia, che si trova molto più a sud.
Nel 2015, la Macedonia ha deciso di chiudere le proprie frontiere meridionali, pattugliandolo con le forze militari, con l’obiettivo di impedire ai migranti l’ingresso di massa nella ex-repubblica jugoslava, limitando gli ingressi a poche centinaia di persone solamente di nazionalità siriana. Questa decisione è stata presa a seguito del provvedimento analogo compiuto della Serbia. Questa situazione ha provocato una crisi umanitaria in Grecia, e Idomeni si è trasformata in un grande campo profughi che accoglie ogni giorno sempre più persone che intendono attraversare il confine in direzione nord. Nel marzo 2016 la crisi migratoria raggiunge una situazione insostenibile, il campo profughi arriva a raggiungere una quantità di migranti ospitati 10 volte il numero di capienza massima con conseguente chiusura della frontiera da parte della Macedonia. Ciò provoca l intervento dell’UE e dell’UNHCR e di organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere.
Il 24 maggio 2016, la polizia ellenica ha cominciato lo sgombero del campo profughi di Idomeni. Le operazioni sono iniziate all’alba e sono condotte di fronte a più di mille poliziotti greci, in loco solo come misura precauzionale. I profughi che abitavano presso l’accampamento sono stati trasferiti in campi di accoglienza nel nord del Paese: solo accettando tale trasferimento i profughi possono ottenere una proroga di un mese del permesso di soggiorno provvisorio.