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Relocated Identities

ITA

Centinaia di migliaia di rifugiati siriani vivono in Giordania senza documentazione legale e civile. Sono invisibili, stanno perdendo le loro identità, sono esposti a varie forme di meccanismi risposta negativi, sfruttamento e abuso, oltre al rischio di essere trasferiti con la forza nei campi o deportati in Siria.
Il progetto multimediale RELOCATED IDENTITIES, realizzato da INTERSOS e finanziato dal Dipartimento per la protezione civile e gli aiuti umanitari della Commissione europea (ECHO), mira a documentare le esperienze personali di uomini, donne e bambini che lottano per salvaguardare la propria identità di esseri umani e proteggere i propri diritti e la propria libertà.
Il fotografo italiano Alessio Cupelli e la produttrice multimediale Katia Marinelli hanno trascorso diverse settimane con gli operatori di INTERSOS in Giordania raccogliendo storie e interviste uniche delle famiglie di rifugiati siriani che affrontano la sfida di regolarizzare lo stato della propria documentazione legale e civile in Giordania.
Il trasferimento al campo di Azraq, la deportazione in Siria, le dure condizioni di vita, la separazione familiare, crescenti difficoltà economiche, sfruttamento lavorativo, anche minorile, emarginazione, problematiche di genere, abbandono scolastico e accesso limitato agli aiuti umanitari e ai servizi pubblici, sono tra le numerose conseguenze della mancanza di documentazione.
A sette anni dalla crisi, circa 5.200.000 rifugiati siriani registrati rimangono ancora nei paesi confinanti con la Siria in cerca di asilo e sicurezza. Solo la Giordania ospita 654.887 siriani registrati dall’UNHCR e, secondo le stime del governo, un numero equivalente di non registrati, la maggior parte dei quali resiede al di fuori dei campi profughi formali, principalmente nei governatorati centrali e settentrionali di Amman, Mafraq, Irbid e Zarqa , dove la concorrenza per l’accesso ai servizi, alle opportunità offerte dal mercato del lavoro e all’assistenza umanitaria continua ad essere intensa.
Decine di migliaia di rifugiati hanno lasciato i campi di Zaatari e Azraq in modo irregolare negli ultimi anni per una serie di ragionii, tra cui la mancanza di opportunità di sostentamento e le condizioni di vita esteme nei campi, nonché ostacoli nell’ottenere il regolare permesso di trasferirsi in altre aree del paese.
Trovare soluzioni che possano garantire lo status legale dei rifugiati siriani in Giordania è fondamentale per promuovere una risposta duratura e sostenibile alla crisi dei rifugiati, aprendo la strada verso il ritorno ad una vita più normale per coloro che hanno lasciato il loro paese in fuga dalla guerra.
Un’amnistia per regolarizzare lo stato della documentazione dei rifugiati siriani è stata annunciata ufficiosamente a metà del 2017: sebbene non siano stati ancora chiariti i requisiti specifici, l’amnistia si applicherà ai rifugiati che hanno lasciato i campi prima di luglio 2017 e dovrebbe essere presto implementata formalmente. Tale disposizione avrebbe un impatto significativo sulla vita di migliaia di siriani in Giordania, ma – a causa della mancanza di ulteriori informazioni – è ancora impossibile prevederne le conseguenze in modo più dettagliato.

ENG

Hundreds of thousands of Syrian Refugees live in Jordan without legal documentation. They are invisible, they are losing their identities, they are exposed to different forms of exploitation and abuses, forcible relocation and deportation to Syria.
The multimedia project RELOCATED IDENTITIES, realized by INTERSOS and funded by the European Commission’s Civil Protection and Humanitarian Aid department (ECHO), aims at documenting personal experiences of men, women and children struggling to safeguard their own identity as human beings and protect their freedom.
Italian Photographer Alessio Cupelli and multimedia producer Katia Marinelli spent several weeks with INTERSOS’ team in Jordan collecting stories and unique interviews of Syrian refugee families who face challenges in normalizing their legal and civil documents and status in Jordan.
Relocation to the detention centre of Azraq Camp, deportation to Syria, as well as harsh living conditions, including separation from family, economic hardship, work exploitation, extreme marginality, gender-based discrimination and limited access to healthcare and public services, are the consequences of incomplete or lack of documentation.
More than six years into the crisis, some 5,200,000 registered Syrian refugees still remain in countries neighbouring Syria in search of asylum and safety. Jordan alone hosts 654,887 Syrians registered by UNHCR and an equivalent number of unregistered, according to governmental estimates: the vast majority of this estimated 1,300,000 reside outside of formal refugee camps, mainly in the central and northern governorates of Amman, Mafraq, Irbid and Zarqa, where competition for access to services, labour market opportunities and humanitarian assistance continues to be intense.
Thousands of refugees have been leaving the camps of Zaatari and Azraq irregularly over recent years due to a number of reasons, including the lack of livelihood opportunities and difficult living conditions in camps, as well as hurdles in obtaining regular permission to move to host communities.
Finding solutions that can guarantee the legal status for Syrian Refugees in Jordan is critical in promoting a durable and sustainable response to the Refugee Crisis, leading the way to the return to a more normal life for those who left their country escaping from the war.
An amnesty to regularise the documentation status of Syrian refugees was unofficially announced in mid-2017: although specific requirements have not yet been clarified, the amnesty will allegedly apply to refugees who left camps before July 2017 and is expected to be formally implemented soon. Such a provision would have a significant impact on the lives of thousands of Syrians in Jordan, but – due to the lack of further information – it is still impossible to foresee its consequences in more detail.

video by Katia Marinelli

Di solito, i rifugiati privi di documentazione sono identificati dalle autorità attraverso attività di polizia, come blocchi stradali, incursioni, controlli casuali e ispezioni sul posto di lavoro.

Queste non sono, tuttavia, le uniche circostanze in cui i rifugiati vengono arrestati, detenuti e successivamente trasferiti o deportati. In alcuni casi, raduni non autorizzati hanno portato all’arresto e al trasferimento di un numero significativo di rifugiati siriani. In altri, l’arresto ha avuto luogo una volta che gli individui hanno visitato spontaneamente una stazione di polizia per eseguire procedure burocratiche riguardanti la loro documentazione.

Usually, refugees lacking documentation are identified by the authorities through police activities: such as roadblocks, raids, random checks and workplace inspections.

These are not, however, the only circumstances in which refugees are arrested, detained and subsequently relocated or deported. In some cases, unauthorized gatherings have led to the arrest and relocation of significant numbers of Syrian refugees. In others, the arrest took place once the individuals had spontaneously visited a police station to carry out bureaucratic procedures concerning their documentation.

 

relocatedidentities.intersos.org

21 February  / 4 April 2018
Rome and Milan

Officine Fotografiche
exhibition and talk

Maria Cuffaro TG3Mondo
Marta Serafini Corriere della Sera

INTERSOS

Alessio Cupelli
Katia Marinelli


Officine Fotografiche, presentazione del progetto multimediale RELOCATED IDENTITIES, realizzato dall’organizzazione umanitaria italiana INTERSOS e finanziato dal Dipartimento per la protezione civile  e gli aiuti umanitari della Commissine Europea (ECHO).            Il racconto multimediale, raccolto nel sito relocatedidentities.intersos.org, documenta le esperienze personali di uomini, donne e bambini che lottano per la salvaguardare la propia identità di esseri umani e proteggere i propri diritti e la propia libertà. Storie e interviste uniche della famiglia di rifugiati siriani che affrontano la sfida di regolarizzare lo stato della propia documentazione legale e civile, raccolte da Alessio Cupelli e dalla produttrice multimediale Katia Marinelli nelle settimane trascorse con gli operatori di INTERSOS in Giordania.